Paola Silvia Ubiali
LUDOVICO BOMBEN
Con fine
Attraverso la composizione nello spazio di figure geometriche piane e solide, Ludovico Bomben realizza simboli di grande potenza.
Un cerchio sovrapposto verticalmente ad un rettangolo crea la sagoma di una pala d’altare; un cono innestato all’interno di una sfera tagliata a metà ci restituisce la forma di un’acquasantiera; una serie di grani da rosario allineati in sezione aurea compone le navate di una chiesa vista in prospettiva; una semplice, lunga retta verticale intersecata con tre corte rette orizzontali evoca la ferula papale.
Gli strumenti della devozione e della liturgia appartenenti alla millenaria tradizione del culto occidentale emergono nella loro essenza e purezza formale, asciugati da tutto ciò che nei secoli vi si è depositato, quasi che, nell’attuale civiltà delle immagini, fossero stati toccati da una nuova ondata iconoclasta.
Un’operazione concettuale di sottrazione, che arriva a mostrarci la “cosità” degli oggetti nella loro tangibilità materiale e formale, nella dimensione di bellezza e armonia degli archetipi, nelle matrici che rispecchiano l’operare di leggi di ordine e proporzione rivelando un significato altro e universale evocato attraverso le forme che stanno alla base di ciò che concretamente rappresenta la nostra conoscenza sensibile.
All’opening interviene Roberto Diodato, professore ordinario di Estetica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
BIO ARTISTA
Ludovico Bomben (Pordenone 1982) consegue il diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia dopo aver frequentato il quadriennio di Decorazione. La sua ricerca prende avvio con interventi site specific che mirano a destrutturare ambienti e luoghi quotidiani, scardinando le percezioni di chi abitualmente li frequenta. Attraverso l’uso della luce nelle sue installazioni, dimostra come lo spazio sia il luogo di un auto-apparire del principio comune tra cosa e cosa, evidenziando come la relazione tra esse sia a sua volta materia e quindi soggetta al gioco della manipolazione percettiva. Negli ultimi anni di lavoro sposta l’attenzione dall’ambiente all’oggetto, concentrandosi nello studio dei rapporti tra materiale, linguaggio, forma e concetto. Quest’analisi lo conduce all’utilizzo di alcuni simboli appartenenti all’ambito del sacro che diventa nuovo territorio d’indagine. Tra proporzioni auree e rigore formale tenta una rilettura e ridefinizione dell’immagine sacra nel contesto contemporaneo, mescolando antiche tradizioni a materiali industriali di nuova generazione.
Espone in varie sedi private e istituzionali tra cui la 54. Biennale d’arte di Venezia, il Talent Prize, Dolomiti Contemporanee, Fondazione Bevilacqua La Masa, il Tina B Festival di Praga, il Premio Fabbri, Villa Manin, CAREOF – Via Farini e il Museo Revoltella. Parallelamente approfondisce il campo della progettazione, del design e della grafica lavorando per varie aziende del territorio pordenonese.