Francesca Panseri, Paola Silvia Ubiali
LUDOVICO BOMBEN
Celeste
Pensata come il naturale proseguimento della mostra dal titolo “CON FINE”, tenutasi alla galleria Marelia nei mesi di aprile e maggio, ri-prende il discorso sull’artista, lo ri-allestisce con nuove opere, lo ri-scopre, s-velando il fascino di una poetica che, partendo dalla riflessione sulle icone bizantine e sulle pale d’altare e risalendo all’origine dei significati e delle geometrie artistiche medievali e rinascimentali, risiede nella ricerca dell’invisibile oltre il sensibile.
CELESTE è un progetto che si lancia oltre il visibile, oltre il CON FINE. L’artista giunge, così, a cogliere la verità che, nel senso latino del termine Veritas, è fede. Fede nella possibilità di toccare attraverso l’immagine una realtà altra, trascendente, sacra. Un simbolo, una struttura di relazione tra ciò che vedo e ciò che credo: Ludovico lo consegna semplice e assoluto al nostro sguardo perché ci sia data la possibilità di cancellare quello che crediamo di sapere, di ribellarci a quello che ci è stato imposto di credere e di ritrovare noi stessi, come fedeli ma soprattutto come uomini. Una sorta di viaggio iniziatico in uno spazio/tempo espanso, potenzialmente infinito, in cui possiamo decidere di rimanere qui e ora o oltrepassare il CON FINE.
L’evento inaugura nell’ambito di
BIO ARTISTA
Ludovico Bomben (Pordenone 1982) consegue il diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia dopo aver frequentato il quadriennio di Decorazione. La sua ricerca prende avvio con interventi site specific che mirano a destrutturare ambienti e luoghi quotidiani, scardinando le percezioni di chi abitualmente li frequenta. Attraverso l’uso della luce nelle sue installazioni, dimostra come lo spazio sia il luogo di un auto-apparire del principio comune tra cosa e cosa, evidenziando come la relazione tra esse sia a sua volta materia e quindi soggetta al gioco della manipolazione percettiva. Negli ultimi anni di lavoro sposta l’attenzione dall’ambiente all’oggetto, concentrandosi nello studio dei rapporti tra materiale, linguaggio, forma e concetto. Quest’analisi lo conduce all’utilizzo di alcuni simboli appartenenti all’ambito del sacro che diventa nuovo territorio d’indagine. Tra proporzioni auree e rigore formale tenta una rilettura e ridefinizione dell’immagine sacra nel contesto contemporaneo, mescolando antiche tradizioni a materiali industriali di nuova generazione.
Espone in varie sedi private e istituzionali tra cui la 54. Biennale d’arte di Venezia, il Talent Prize, Dolomiti Contemporanee, Fondazione Bevilacqua La Masa, il Tina B Festival di Praga, il Premio Fabbri, Villa Manin, CAREOF – Via Farini e il Museo Revoltella. Parallelamente approfondisce il campo della progettazione, del design e della grafica lavorando per varie aziende del territorio pordenonese.